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di mangiare sovra l’acqua, dove lor pareva sentire assai piú fresco che altrove. Il perché, fatto dal siniscalco e da’ famigliari mettere in quel luogo le tavole, apprestato che fu il tutto, come a messer Ercole piacque, cosi postici a sedere, mangiammo. E, posciaché venuta fu la fine del desinare e furono rimosse le tavole, tutti su ci levammo, e, del giardino usciti, per fuggire il gran caldo, in altre stanze della casa venimmo. Ove a chi piacque andarsi a dormire, e chi, dormir non volendo, potè a suo piacere degli altri usati diletti pigliare. Ma, trappassata giá l’ora del soverchio caldo, avendo valicato il sole oggimai mezo il cielo, tutti su ci levammo, essendo tempo da riducersi a ragionare. Laonde, come volle messer Ercole, entrati da capo nel giardino e sotto la usata loggia ritraendoci, ciascun di noi si pose a sedere; e, aspettando che al ragionare si desse principio, egli lietamente cosi incominciò: