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sia essa permutatrice de’ regni, in un caso l’uomo essaltando e in un altro sino all’ultimo grado di lei deprimendolo. E, si come gravi e noiosi sono i suoi moti e vari gli accidenti, conciosiacosaché nella destra fortuna leggiermente s’addormentiamo nelle sue losinghe, e nella avversa, aviliti i nostri cuori, ci lasciamo poscia dai contrari suoi impeti giltare a terra; cosi nella presente vittoria, ove ti vedi dinanzi del tuo nimico la morte, a te non si richiede di soverchio allegrarti, e nel generai pianto de’ suoi trionfare della sua miseria, quasi che tu pensasti la fortuna tua e degli altri re dovere essere sempre stabile e sempre lieta e di dover la vita tua sicura sempre e tranquilla menare. E non sai che la fortuna di tutte le umane cose tiene il freno, e quelle col suo indiscreto consiglio governa? Considera, o figliuolo, alquanto, e riguarda allo stato commune delle cose umane, e vedrai quanto s’appartiene alle cittá, se alle rovine di tante e tante dirizzerai il pensiero, in questa e in quella parte del mondo, quali che per un tempo hanno con somma loro gloria fiorito, ora abbattute e disfatte ci giacciono davanti a’ piedi. E il medesimo ti proporrai nell’animo dei re, dei prencipati, degl’imperii, quante province intiere vedrai disperse, quanti morti re, quanti prencipi del suo regno scacciati, per li fortunosi casi, essere da alto luoco in basso e in umile condizione di stato caduti. Laonde si conviene che i miseri mortali, a guisa di ottimi ed esperti nocchieri, antivedendo il tempestoso mare di questo mondo, stiano nell’una e nell’altra fortuna contra la forza di quella apparecchiati. Per che certamente dobbiamo dalle miserie e fortunosi avenimenti d’altrui noi medesimi apparare ad armarci l’animo, se forse consentisse il cielo che fussimo ancora noi da turbata e malvagia fortuna assaliti. Percioché chi dei presenti e infortunati casi d’altrui prende piacere, come di cosa nuova, quasi non sapendo di che si rallegra; onde poscia a lui stesso adiviene che, da simigliante fortuna soprapreso, come quegli che poco intende il corso delle cose umane, perciò in subita disperazione ne viene. Se tu ne dirai che è cosa naturale all’uomo lo allegrarsi della vendetta del suo nimico, noi non te lo negheremo, ma ben ti diremo che