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22 i diporti

portate, del qual piú non son degno. L’obligo, che voi dite portarmi cosí grande, potete molto bene e con giusta mercede in un punto disciogliere, svenandomi, ora che qui m’avete, con un coltello. Certamente in tale stato mi truovo, che non solamente mi chiamerei sodisfatto a pieno d’ogni mio merito, ma a voi ne sarei tenuto eternamente, perché io non so desiderar cosa che piú dolce mi fusse che la morte. — Qui tacque il giovane, dirottissimamente lacrimando. Al qual Lodovica, quantunque piena di veleno per la udita cagione della perdita di lui fusse, con assai fermo viso disse: — Io t’ho giá detto, e di nuovo te lo ridico, che appresso di te non ho mai creduto aver merito alcuno d’essere amata, ma si bene grandissime e infinite cagioni di amar te, cui amo e amerò sempre piú che la stessa vita. Per la qual cosa tu puoi esser sicuro, oltra alle passate ragioni ch’io t’ho detto poco innanti, che non solamente te non chiamo ingrato né me ingannata, ma mi glorio e di te mi lodo allo estremo. E sii pur certo che, ancorach’io non mi conosca per effetto d’amore inferiore al merito di qual altra donna viva, non son però mai vivuta senza timore della tua fede. La qual paura m’ha temprata la dolcezza ch’io prendeva teco, che per aventura avrebbe avuta forza privarmi di vita. Presupponendo tu ancora d’avermi offesa, la qual cosa non ti concedo, poca offesa ni’ hai fatta, ché ben sai che «piaga antiveduta assai men duole». Ma perché m’hai tu fatto torto essendomiti ritolto? Giá non t’aveva io comperato per ischiavo, giá io non ti reputai mio giamai, se non quanto la tua cortesia di giorno in giorno mi ti donava. Alla qual tua cortesia, per lo godimento ch’io n’ho avuto di te, pur troppo sono obligata. Rimuovi adunque ogni pensiero, se qualche uno n’hai d’avermi offesa, ed entri in vece loro nel tuo petto ferma credenza che in ogni guisa io sia tua e per obligo e per volere, e fidati di me. Dimmi veramente chi è che ti possiede il cuore, ché io farò si, e sia chi esser si voglia, che tu n’avrai tosto ogni tuo desiderio. — Carlo, ancoraché in parte assicurato dalle parole di Lodovica fusse, taceva vergognandosi; ché ben, come giovane valoroso, conosceva egli che tanto piú ella l’obligava