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AVENIMENTO IX


Guglielmo liandrese, tornando con alcune sue mercatanzie in Fiandra, è fatto prigione da’corsali : e, liberato da alcune galee d’Inghilterra e mendicando per la Boemia, s’acconcia per servitore d’un mercatante; il quale morendo, è preso per marito dalla moglie di colui, doppo la morte della quale rimane erede delle sue ricchezze.

La malvagia fortuna di Olimpio, dimostrata nel ragionamento di messer Fabio, mise tanta compassione negli animi degli ascoltanti, che, se piú a lungo si iusse lo avenimento dello sventurato giovane disteso, per gran pietá che si avea alle sue sciagure, quelli avrebbe sino al lagrimare condotti. Ma, poiché di quello si vide esser venuto il fine, piacque a messer Emilio che messer Fulvio seguitasse. Per la qual cosa egli, volendo ubidire, incominciò;

Ampia materia ci ha scoperto col suo ragionare messer Fabio, si come è quella che per li vari movimenti della fortuna discorre. Donde mi è avenuto che, andandomi per la memoria a cotal proposito un altro caso, dimostrante, da quello che ne succedette poi, la instabilitá e mutabile mano di lei, per seguitare il sopradetto, non mi pare dover lasciare di dirlo, perché, con quest’altro essempio ch’io son per porvi davanti, piú in questa verace credenza vi termi : di non aver a por l’animo giamai od appoggiarvi alle speranze deboli della lusinghevole fortuna. Nondimeno, perché messer Fabio negli infortuni di Olimpio vi ha dimostro una continova e dura guerra della nimica fortuna, insino a tanto che la vita gli tolse, senza giamai con esso lui aver avuto pace; io allo ’ncontro son per narrarvi come un altro, doppo fiera percossa di essa fortuna, fosse all’ultimo da lei medesima ricevuto in grembo, e piú che prima de’ suoi beni, donde gli avea tratto la mano, arricchito e, con subito giramento, di basso ad alto stato elevato.