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AVENIMENTO VII


Federico duca di Calabria fa impiccare un suo cortigiano, il cui fratello insieme con un suo amico, detto Orazio, e con alquanti altri procurano d’uccidere il duca in caccia. Ma egli ne rimane ucciso, e l’amico presso di lui volontariamente è da Federico fatto morire.

Lo avenimento nella passata giornata da messer Fabio raccontatoci, dimostrando dalla lealtá di Guiscardo quanto sia la forza della vera amicizia, me ne fa ora un altro ritornare a mente, il quale di narrarvi intendo. E se in quello apparve la fede di Rinieri costante nel ritornare a trar l’amico di cattivitá, a cui cotanto si sentiva esser tenuto, e in Guiscardo lo amore sincerissimo si dimostrò a Rinieri a rimanersi nelle mani de’ mori per istatico, correndo da prima e poi si gran pericolo della vita per lui; io non solo cotale amico, e chea Guiscardo si potrá pareggiare, vi farò vedere, ma tanto piú fermo e possente amore, quanto è maggior cosa il voler morire dietro allo amico che disporsi a pericolo per lui. I quali avenimenti insieme congiunti daranno essempio di vera e indissolubile amistá e di legame fortissimo di vivace amore.

Giá è buon tempo passato che di Calavria fu un duca, il quale ebbe nome Federico. Questi, essendo stato da un suo cortigiano ingiuriato, che Ercole si chiamava, il quale in piú luoghi lo aveva con disoneste e non dovute parole sfregiato e di lui mormorato, chiamandolo spesse volte tiranno (come suole dalle lingue de’ cortigiani a’ superbi signori avenire), pervenendo ciò alle sue orecchie e a somma vergogna e ingiuria le parole di costui recandosi, lo fece un giorno disavedutamente prendere e impiccar per la gola. Aveva Ercole, benché fuor della corte, un fratello chiamato Carlo, il quale, avendo l’impetuoso sdegno compreso, e perciò la rigida sentenza del duca veduta nella vita di Ercole, da subita ira commosso e da grande vergogna preso, diliberò, quando a lui potesse venir fatto, di pigliarne sovra il duca vendetta. Avenne fra questo inezo che