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ricercò di avere il favore del re, il quale allora era Lodovico, molto per giustizia e per bontá famoso, per potere piú agevolmente riscuotere cotali suoi crediti ; e lo ebbe. Avenne, infra questo spazio di tempo che Roberto riscuotendo andava il suo, che il figliuolo Fabio, come è costume de’ giovani, si ritrovò una notte infra l’altre fuori di casa: onde, venendo egli alle mani con due di quegli che erano alla guardia preposti del re (qual che si fusse la cagione), fu miseramente da costoro nella strada ucciso; e, ritrovandosi poscia il corpo dell’infelice giovane la mattina in istrada, fu incontanente da alcuni mercatanti, amici di Roberto suo padre, riconosciuto e fatto portare a casa. Del quale infortunato caso rimaso oltre modo il misero padre tribolato, da gravissimo dolor punto, mandò al luogo dove era stato ucciso Fabio, degli ucciditori ricercando; onde fu da un sellaio, a lato del quale era caduto il giovane morto, detto a Roberto dei micidiali del figliuolo e quali erano. Per che Roberto, di grave doglia occupato, andò piangendo a gittarsi a’ piedi del re e, lo sventurato caso della morte del figliuolo narrandogli, a quello cosi parlò: — La chiara e publica fama, benignissimo re, che della vostra bontá c giustizia oggimai per tutto il mondo suona e si glorioso vi rende nelle orecchie degli uomini, e la gravissima ingiuria questa notte passata verso di me e del mio figliuolo usata, mi danno meritamente Luna ardire, l’altra cagione di gittarmi a’ vostri piedi, per richiedere che delle mie sciagure vogliate avere mercé. Conciosiacosaché questa sera innanzi, caminando mio figliuolo Fabio per la vostra cittá, nella quale, essendo voi giustissimo prencipe, credo che dovete cercare che liberamente si viva e che sieno tutti sicuri di non ricevere da alcuno oltraggio, incontrato da certi uomini della vostra guardia, senza altra cagione averne, entrati con esso lui in parole, fu da quelli crudelissimamente ucciso e nella publica strada a guisa di cane lasciato. La quale empia e dolorosa novella essendomi subito questa mattina rapportata, credo che potete conoscere, se favilla d’umanitá vi tocca il core, di quanto cruccio e ramarico mi sia stata cagione. Onde, investigando della veritá del fatto, da un sellaio, a canto di cui cadde morto P’abio, mi fu scoperto come era