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18 i diporti

quanto era allo stato suo dicevole, ringraziò. Affissandogli poscia gli occhi nel viso, che ne’ suoi s’incontrarono, e con tal forza e in tale stella gli dierono colpo, che il misero tal divenne in un subito quale per qualche spazio diviene rosa in terra calpestata. Il cuore, impaurito per cotal percossa, richiamò la virtú alla diffesa, con la quale unitamente in compagnia n’andò di molto sangue; ond’egli senza colore in viso e senza alcuna forza rimase, ancoraché pur tanto in sé si raccogliesse che gli bastasse per esprimere pian piano, si che a pena dalla giovane fusse inteso: — Io son morto. — Partitasi Fioretta, ché cosí nome aveva la bella giovane, con grandissima maraviglia di ciascuno, fu sommamente commendata di bellezza, di grazia e di costumi. Lo infelice Carlo, che ricevuto aveva l’amoroso e mortal colpo, ritiratosi in una delle piú secrete parti del tempio, cominciò fra se stesso a pensare e a considerare in qual guisa potesse cosí maravigliosa bellezza godersi, sempre piú fra sé commendando la leggiadria e i costumi della giá d’ogni suo pensiero vincitrice fanciulla. Né per allora potendosi imaginare altra cosa che in ciò gli potesse giovare, s’avisò non poter pervenire a cosí desiderato fine senza fare con una lunga servitú accorta la giovane dell’ardentissimo amor suo, con speranza ch’ella non gli dovesse poi negare la sua grazia. Dispostosi dunque Carlo a questo, incominciò, con tutti quei modi che a lui, che saggio era, parvero migliori, a fare ogni opera onde Fioretta potesse conoscere l’amore incredibile che egli le portava; in tutto giá disciolto dallo amore che per lo adietro aveva portato a Lodovica, ché cosí nomata era la vedova a cui egli era cotanto caro; la quale guari, come persona accorta e sempre di ciò timorosa, non stette ad accorgersi l’amor di Carlo essersi verso di lei intiepidito, anzi pure in tutto spento. Peroché egli, come persona che poco ogni altra cosa curava, solamente procacciava d’ottener la grazia della nuova amata; laonde rade volte si lasciava da Lodovica vedere, non pure all’usato godere da lei, che piú che la stessa vita l’amava. E dove egli era usato di non lasciar notte fuggire giamai che nelle costei braccia non si ritrovasse, ora per mille lettere e mille prieghi apena, in un