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ciò alla naturai qualitá del ventre attribuendo, sospicando l’imperadore di ciò che veramente era, fece disavedutamente prendere Erasto, e, datigli durissimi tormenti, quanti uomo tollerare potesse, fu per forza di essi a confessare costretto la veritá. E doppo di avere un gran sospiro gittato, cosi per difesa sua ah imperadore cominciò a parlare: — Io non niego, pietosissimo prencipe, di non avere col mio delitto lo sdegno tuo meritato; ma ben mi persuado che tu, come prudente e benigno signore, considerate queste tre cose, di quanta bellezza sia la tua figliuola formata, quale sia la fragilitá della giovanezza e la sicurtá della matrimoniai fede datami da Filene, a queste, dico, avendo riguardo e io umilmente dell’oltraggio passato dimandando perdono, fatto di me meschino pietoso, me lo darai volentieri. Percioché, se tu per offeso ti tieni che senza consentimento tuo abbia vituperata Filene, da lei ricevendo io la intera lede del matrimonio, liberamente, senza esserne richiesta, donatami, della quale essa non intendea di venir meno, non fu si grave il mio peccalo, avendo nella presenza di Dio tra lei e me contratto i! matrimonio, ch’io della remissione tua non sia degno. Lascio di dire ch’io a niuna guisa mi posso mettere in animo che tu me di tal maniera vogli trattare, il quale la tua figliuola dall’impeto del mare e dall’empia servitú ho campata, come se sotto crudelissimi tormenti lei e tutti i tuoi parenti avessi ucciso. Dunque mi fora stato meglio, la tua figliuola affogare lasciando, di darla a’ pesci in preda e farla dentro d acuti scogli mille volte percuotere, che sana e salva trarla d ogni pericolo? Qual maggior crudeltá si troverebbe giamai? Qual si fiera e dispietata natura, che in guiderdone dello scampo della vita donasse ad altri miseramente la morte? Come potrai tu prendere, o imperadore, contra di me un proponimento si crudele? Non crederò io giamai che si aspra sentenzia sia di uomo; percioché non si truova gente si barbara, si nuda di umanitá, che in iscambio di si degno beneficio si bruttasse si maleficamente le mani, ma si terrebbe anzi per fiera e per uno de’ libiani serpenti d’umana forma vestito. Goderai tu delia morte di colui che la vita a te medesimo, alla tua carne abbia