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conchiuso a quel prencipe, cadde in molto maggior dolore che prima; e, diliberando di trattenersi alquanto in Costantinopoli, entrò in pensiero, stimolato dal ferv ente disio che gli infiammava il cuore, di vendere per quello che poteva le comperate robbe e fare di esse contanti, per potere l’amata Filene seguitare ovunque andasse. Messa adunque all’ordine l’imperadore una ben armata nave e d’uomini, che ad ogni servigio e fatti fossero presti, ben fornita, pensò di mandare la diletta figliuola al nuovo sposo. Di che avendo ogni particolaritá intesa Erasto, subornò il patron di essa nave con ducento fiorini d’oro, che lui eleggere dovesse nel numero di coloro che deputati erano alla guardia di quella, per potere con la persona propria e in un luogo istesso seguire la cara Filene. Onde, messosi egli ben in punto di armature <; di tutto ciò ch’ad un soldato s’appartiene addobbato, una mattina per tempo salirono nella nave la figliuola dell’imperadore con grandissima ricchezza e gioie, e tutta quella compagnia ch’a questo effetto era ordinata, e, con buono e prospero vento navigando, passato lo stretto di Gallipoli e dalla Romania allontanatisi, andavano d’isola in isola dell’Arcipelago. Filene, subito che ebbe veduto Erasto, imaginando il proponimento in ch’egli era posto, venne con esso lui nascosamente una notte de’ loro amori a parlamento. Ma, non molto lungi pervenuti dall’isola di Palmosa, posta con le altre nel detto mare, furono ila buon numero di fuste di corsali assaliti: i quali, questa cosi ben fornita nave vedendo, dove pensavano ritrovare guadagno c sofficiente preda, circondandola c con ogni sforzo combattendola, costrinsero quelli della nave, per la soverchia moltitudine e disuguaglianza de’ nemici, di arrendersi e darsi in preda ai corsali, eleggendo anzi la servitú che la morte. Nondimeno, vedendo la bella e sventurata Filene non essere rimedio al suo scampo, che morta over miseramente presa non fusse, poste sopra un groppo delle sue piú care gioie le mani, e quelle legandosi con una catena d’oro intorno al collo, ad una cassa appiccatasi, insieme con Erasto si gittò nel mare: la quale esso, ch’a guisa di pesce nuotava, di continuo sostenendo, scampò valorosamente dalla morte. E, nella prima isola che ritrovarono preso riposo