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ammaestrarci, e indi reggere la vita nostra. Conciosiacosaché le virtú morali non le abbiamo noi dalla natura, non potendosi alcuna di quelle cose, che da natura vengono, altrimenti avezzarsi over mutarsi per consuetudine, si come vediamo neU’uomo, il quale di non virtuoso virtuoso diviene, e si va mutando e cangiando vezzi. Perché in noi la natura non ha impresso quelle stesse qualitá che ad una pietra ha dato, della quale è il proprio e naturale inchinare al basso, né giamai si potrá avczzare di levarsi in alto, avengaché mille fiate alcuno la gittasse in suso. Somigliantemente il fuoco non mai per natura calerá al basso, né altrimenti di quello che è il suo proprio potrá variare. Acquistiamo adunque noi le virtú apprendendole, e in quelle ammaestrandoci diveniamo poi con la consuetudine virtuosi. Ma dobbiamo sapere che le virtú in due modi dall’uomo si possono imparare, e che esso in due maniere si può ammaestrare in quelle: per le ragioni e per gli essempi. Per le ragioni ognuno non è atto o solíiciente ad apprendere le virtú: percioché uno, che sia in giovanile etá, malagevolmente potrá essere ammaestrato in quelle, conciosiaché egli sia rozzo e ignorante delle cose del mondo e degli atti della vita; e di questi e intorno a questo si fanno le dette ragioni. Oltre che, seguitando il giovane le perturbazioni dell’animo, invano udirá e senza profitto, e non mai cederá alle ragioni, essendo il fine di ciò non il sapere, ma l’operare. Non sará medesimamente bastante ad apparare le virtú per ragioni un uomo idiota e di grosso ingegno, percioché il suo intelletto non le capirá; onde, non avendone alcun gusto, non fará frutto. Ma per gli essempi ognuno, quantunque idiota e materiale si sia, è sofficiente a conoscere e discernere la virtú, e ciascheduna etá ne trae profitto: la matura, c’ha la esperienza, confermandosi in quella; e la nuova e giovanile, facendosi conoscente, per gli essempi, di quello che i pochi anni non le lasciano sapere ancora. Oltre di ciò gli essempi naturalmente muovono piú i sentimenti nostri che le parole, e a questi non può alcuno né ardisce contradire: quello che può troppo bene avenire delle ragioni per gli rispetti di sopra detti. Onde è che, movendoci noi piú per gli essempi che per le ragioni, con.