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venivano a ricercar quelle; opure se, lasciando dall’un de’ lati le umane per contemplare le divine, seco reputavano di far bene. Appresso si maravigliava che costoro non scorgessero esser loro cosa impossibile il ritrovare la certezza di queste cose; conciosiaché ancora quegli, i quali si gloriano di sapere in cotali scienzie molto avanti, sieno delle stesse cose in opinioni contrarie, e come ciechi l’uno si tenga all’altro. Percioché di quelli, che vacano a contemplare la natura di tutte le cose, alcuni vogliono che quello che è sia una cosa sola, e altri che sia una moltitudine infinita. E questi affermano che tutte le cose sempre si muovono; e quegli, che niente si move. Credono alcuni tutte le cose generarsi e corrompersi; altri, che nulla si generi o si corrompa. Di questi uomini dimandava Socrate se per aventura, si come coloro i quali conseguiscono le cose umane con l’arte, estimano di poter fare tutto quello che hanno appreso per loro medesimi e per altrui; cosi ancora credano costoro che contemplano le cose divine, sapendo essi per quale necessitá e per quai cagioni ciascuna cosa si faccia, potere eziandio, quando vogliano, fare mutamenti de’ tempi, far soffiare i venti, chiudere il cielo d’oscuri nuvoli, versare le piogge, ovcro, quando bisogno n’abbiano, far cose a queste somiglianti. Cotali ragioni Socrate dir soleva di coloro che sommamente studiano in ciò. Ma egli all’incontro disputava sempre delle cose umane, considerando quello che fosse la pietá, la impietá, l’onesto e ’l disonesto, la giustizia e la ingiustizia, la fortezza, la pusillanimitá, la vita civile, e quello che importasse l’avere signoria sopra gli uomini, c quale deggia essere colui che signoreggia, c cose simili. Onde coloro, che di queste cose sapevano render conto, gli nominava «buoni e onesti uomini»; all’incontro affermava ragionevolmente doversi chiamare «schiavi» quelli ciie non le sapevano. Da che si vede che Socrate, lasciato da canto ogni altro studio, volse tutto l’animo e il pensiero alla parte morale. Dai precetti di cui noi non dobbiamo per alcun modo scostarci; percioché grande utile ce ne potrá seguire, ponendo lo studio nostro in quelle cose che appartengono ai buoni costumi e alle virtú, per le quali possiamo di giorno in giorno