Pagina:Parabosco, Girolamo – Novellieri minori del Cinquecento, 1912 – BEIC 1887777.djvu/156

QUESTIONE III

— Io dirò adunque che il perder l’acquistata donna sia maggior dolore assai che i! non potere acquistare la desiderata. — Rispose il Moresino: — E io veramente di contrario parer sono. — O Magnifico — disse il conte. non sapete che colui ha sempre in compagnia la speranza? colui, dico, che cerca d’acquistare, la quale gli suole far dolce ogni martire e suole esserli di tanta aita che piú dir non si può? Oltre che, si vede colui che cerca acquistare, ancorach’ei non possa ciò fare, non perdere però nulla: il che non avviene di colui che possiede, il quale ben veramente si può dir che perde, e perciò ne dee anco maggior dolor assai sentire. — Io vi dico — disse il Moresino che maggiore dolore assai per ragione dee sentire colui che non può acquistare che colui che l’acquistato perde, perché non mi si può negare che ragionevolmente non si debba chiamare piú contento uno che ha per alcun tempo goduto che colui che sempre è misero e infelicemente vissuto. E, perché voi dite che colui che acquistar cerca ha sempre la speranza in compagnia, che le tempera la doglia e lo indolcisce, sapete che effetto in noi fa la speranza? Ella ci fa, come l’infelice Sisifo, tornare ognora a provare a riportarne sopra il faticoso monte del nostro desiderio il grave peso delle nostre pene, perché sieno sempre piú amare e piú lunghi i nostri affanni, quali senza lei avriano senza dubbio alcuno piú tosto fine. E questo è quanto d’aita e refrigerio da iei in simiii casi riceviamo. In quanto poi a quello che dite, che colui che tenta acquistar non perde, e io vi dico ch’egli perde piú che colui non fa che l’acquistato perde; percioché colui, che l’acquistato perde, nulla si può dire che perda, perché lo amor della diva, che egli acquistato aveva, gli era dato in ricompensa della sua servitú,