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imperio sopra di voi a queste, che un solo sguardo o cortese o sdegnoso vi possa dar vita e morte! Lodatele, fatele eterne con gli scritti vostri, dite ch’elle sono fedeli, pietose, oneste, valorose e gentili, perché le abbiano promesso di riconoscere la servitú vostra e d’aver compassione de’ vostri dolori, di non amare altri che voi, di star costanti e ferme in cotal pensiero mille anni! E, perché con uno soave sguardo esse ve n’abbiano talora dato un picciolo pegno, fidatevi, ché tosto ritroverete poi che elle non v’avranno mai conosciuti a loro affezionati ; tosto le cederete pensose a qualche sorte piú aspra e dura di vostra morte; tosto conoscerete che, rifiutando la servitú vostra, si saranno loro fatte serve e date in preda a tale che né per virtú né per valore non fora degno che voi per vostro vilissimo servo lo degnaste! E, se pure di qualche vostra lunga servitú da loro ne riceverete qualche mercede, poco tempo n’andarete altieri ; percioché elleno, obietto vero della incostanzia, manco si fermano in un pensiero che la luna in uno stato: tosto vedrete quegli occhi, che giá si chiari e si sereni vedeste promettervi vita, nubilosi e turbati minacciarvi morte, anzi sepelirvi vivi. Questo sará il guiderdone che vi daranno delle lodi ch’avrete date loro, malgrado della veritá; questa sará la mercede della vostra servitú; questo lo alleviamento e il refrigerio de’ vostri dolori; questo fine avranno le promesse loro; e tal guadagno farete voi miseri e infelici amanti. — Giunto a questa parola, Giberto, con un grandissimo sospiro, a Cornelia, soggiungendo, disse: — Non prendete maraviglia di cotai parole, bellissima fanciulla, ché io non so come io non mi tragga gli occhi del capo per non vedere mai piú femina veruna, tale e tanta è stata la crudeltá e la ingratitudine che in guiderdon di lunga e fedel servitú m’usò giá una crudelissima giovane. — Voi — disse allora Cornelia — a me dovete adunque portare odio, posciaché conosciuta m’avete, e io lo vi ho confessato, femina ingrata e crudele verso di chi m’amava tanto. — Degna sareste d’essere odiosa ad ogni persona — rispose Giberto, — quando voi non foste pentita d’ogni vostra durezza, e alloraché l’animo non aveste di rendere ogni dovuta mercede ed essere pietosissima allo