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a me è diporto il faticarmi (e sia detto modestamente) in cose onorevoli, si ancora perché per occasione di diporto e piacere sono fatti i ragionamenti, che in questo mio libro apresento a V. S., da molti valorosissimi gentiluomini, fra* quali è posto il gentilissimo e virtuosissimo conte Ercole suo figliolo e mio carissimo signore, del quale, insieme con gli altri, che mercé loro non mi hanno negato cosi gran favore, ho io onorate e adornate le mie scritture. Si come anco di piú cerco onorarmi col mostrar segno alle genti eh’ io amo e riverisco, quanto io posso, gli uomini per nobiltá di sangue e di virtú (che assai piú estimo) chiari quanto il sole, ancoraché di questa mia affezione e riverenza io speri riportarne poco onore fra le persone, essendo troppo debitore ognuno di amare e riverire i pari di V. S. e troppo grave errore il fare altramente. Qui faccio fine, illustre signor mio, pregando V. S. che non si sdegni s’io spesso mi glorio e dico eh’Ella mi ama, e i miei scritti adorni del suo felice nome faccio uscir fuore; e alla buona grazia di V. S., quanto piú posso, umilmente m’inchino e raccomando.

Di V 7 . S. illustre

perpetuo servitore Girolamo Parabosco.