Pagina:Paolina Leopardi Lettere.djvu/95


71

XXVI.

ALLA STESSA

ad Ancona

8 ottobre (1831)

               Marianna mia,

Cosa ti è accaduto che non parli più? Sei inquieta con me, o sei innamorata? Il primo caso io non lo crederei, poiche certo io non ti ho dato ragione, mentre ti amo come la pupilla degli occhi miei il secondo caso poi, ah quello potrebb’essere. Ma e perchè non me lo dici? Già sai che io non ti griderei per questo, nè ti vorrei meno bene, ma questo silenzio, oh questo m’inquieta assai, e mi fa essere in collera con te. Non posso credere (e cio mi consola) che tu stii male, poichè continuamente sento dirmi che l’Opera di Ancona è molto buona, che la prima donna è brava assai; ma il tuo nome non lo sento mai nominare, nè io lo pronunzio, almeno in presenza dei miei genitori, chè potrebbe essere che la vivacità del mio colorito in quel momento desse ad essi qualche indizio che io la amo assai. Però se continui a volermi bene, se io non ti ho fatto alcun dispiacere, se mi vuoi consolare in questo stato di curiosità e d’incertezza in cui sono per te, dimmi una parola, una parola sola. Non ho avuto più lettera da te dopo quella dei 12 dello scorso mese,