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erano studenti) i quali si erano fermati a riposare venti quattro ore a Loreto, ed erano tutti cascanti per le marcie a cui non sono avvezzi. E sento dire vi fossero dei molto belli giovani, ma io non li vidi, chè per colmo di fortuna in questo orribile paesaccio la casa mia, che è quasi la più bella fabbrica di Recanati, sta confinata in un luogo da dove non passa un’anima.

È veramente gradevolissimo il ritratto che mi fai di una certa Nina, la quale mi pare che sia una molto cara e spiritosa ragazza. Oh! se questa ragazza fosse qua, darebbe molte faccende alla sorellina, se volesse sgridarla tutte le volte ch’essa si trovasse di cattivo umore!

E se noi fossimo insieme, io spererei, ma non sarei affatto sicura di darti nel genio, chè io sono malinconica assai, e non so se potrei eccitare la tua simpatia — e poi tu sei avvezza alla società, ed io non la conosco che nei libri. Ma se io potessi vedere te e la cara tua sorella, fosse anche per un solo istante, la memoria di questo istante quanti giorni mi farebbe passare felicemente!... Ma io non posso compromettere delle persone così care, nè assicurar loro che potressimo vederci, come tu dici, o in chiesa o dalla finestra, poichè in chiesa io vado una volta la settimana (vedi quanto sono buona!) e quello che io posso vedere dalla finestra è sempre sorvegliato da mia madre, la quale gira per tutta la casa, si trova per tutto, e a tutte le ore; onde per questa volta almeno io debbo dirti piangendo di non venire, ed assicurare te e la carissima amica che questa cara offerta io la serberò come nn tratto prezioso