Pagina:Paolina Leopardi Lettere.djvu/51


27


cui non avevi teatro; ma questa speranza tu l’hai estinta. Addio, cara anima mia. Saluto i tuoi genitori; non saluto la Nina, chè io sono inquieta con essa; alla mia preghiera che volesse scrivermi quando tu non potevi essa non ha badato; dille ch’io non l’amo punto. E poi oggi sono di cattivo umore; non ci sarebbe che il vederti che mi rallegrasse.


XIII.

ALLA STESSA

a Ferrara

23 Dicembre (1830)

               Cara mia!

Sappi per tua regola che questa volta ho sopportato il tuo silenzio con più pace, o per dir meglio, con meno amarezza del solito, poichè io già m’immaginava le perplessità e i dubbi e le inquietudini in cui dovevate essere immersi per la grande sciagura accaduta. Il primo mio pensiero tosto che io la seppi fu diretto a te e al danno che ti avrebbe recato, e per questo solo motivo, come puoi bene credere, compiansi una perdita che in tempo di quaresima avrei sopportato ridendo. E certo noi speriamo che presto tu possa uscire da questo stato d’incertezze, che ti deve annoiare molto; e mi affliggerebbe assai assai il non vedere spuntare un papa a tempo per non