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CVII.

ALLA STESSA

a Modena

9 Gennaio (1853)

               Mia carissima,.

Non so come dar principio a questa mia, tanto le parole ed i pensieri si affollano e rifluiscono verso la penna che non vale ad esprimerli. Ma prima di tutto ho bisogno di rallegrarmi di vero cuore con te, per l’avvenimento tanto onorevole per te e che ti riempie di gioia. Devi esser sicura ch’io ne sento altrettanta, e che ringrazio la divina Provvidenza che ha voluto ricompensarti di tanti affanni, ed ha voluto dare un premio alle vere tue virtù, fra le quali si è distinta sopra modo quella dell’obbedienza ed amore singolare ai tuoi genitori. Sicchè, mia carissima, non ho altro che ad invocare la benedizione del cielo sul tuo capo, e che Iddio ti assista e ti dia mente e cuore atti a reggere il non lieve e difficile peso che sei per addossarti e che ti renda men dolorosa o più sopportabile la separazione dalla sorella, la quale non so come potrai eseguire senza che ti si laceri il cuore. Anch’io contava i mesi nei quali non ti avea più scritto, e nè meno in risposta ad una tua affettuosissima, e a questo silenzio io non poteva