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CIII.
ALLA STESSA
a Modena
24 gennaio (1849)
Marianna mia,
Le tue lettere mi son giunte sempre carissime, dacchè la fortuna ha voluto che i nostri cuori fossero uniti da nodo dolcissimo di amicizia; la tua ultima però del 20 dicembre, io non vorrei averla mai avuta, leggendo in essa con tanto dolore il cattivo esito della tua causa. Povere mie amiche quanto io sono afflitta per voi! Ma è Iddio, che prova le più dilette sue creature colle tribolazioni, colle amarezze, coi dolori coi dolori più profondi, affinchè maggiormente spicchino le virtù loro; la rassegnazione, la fede in Dio, Padre nostro amorosissimo, la pazienza ed il coraggio animano a non lasciarsi vincere dalle sciagure.
E questo coraggio vedo con piacere che non vi manca, o mie carissime. Facciamoci dunque animo a vicenda; la mia famiglia è ora esposta alle medesime traversie, ma la fiducia nostra nell’aiuto di Dio e di Maria, è grandissima. Vi onora grandemente la risoluzione di pagare tutti i debiti lasciati da vostro padre, ed egli vi otterrà dal luogo di beatitudine ove speriamo che sia, pace e sufficiente agiatezza. Non occorre ch’io vi ripeta,