giorno tremendo in cui noi restammo orfani di un padre amorosissimo, di un amico fedele, di una sicurissima guida. A me par quasi un sacrilegio, di non rivolgere a lui la mente e gli affetti ogni momento del giorno; mi par quasi un sacrilegio di aprir la bocca al riso, o di aprirla per parlare di qualche cosa che non si riferisca a lui. E pure bisogna vivere, e bisogna conversare e mostrare volto placido, e bisogna pensare di affari, e sospendere il pensare a lui, cui si penserebbe sempre. E questo pure è un grosso affanno, e lungo e doloroso quant’altri mai. Vedi bene quanta fiducia ho io nell’amor di voi, miei carissimi; chè non ho timore di portarvi noia parlandovi sempre di me e degli affanni miei quando vorrei parlare delle speranze che serbate di vedere impiegato meritamente il papà tuo, e presto, e onorevolmente. Oh! Sarà quello per me uno dei più lieti miei giorni, quando mi dirai che giustizia è stata renduta ad un uomo (li merito, probo e virtuosissimo. Così voglia Iddio riempir di consolazione e di letizia la diletta vostra famiglia, ed abbellire e render felici i giorni dell’ottimo padre vostro e di tutti voi. In questi tempi di mutazioni e di speranze è più facile il conseguire lo scopo dei lunghissimi desiderii, ma sarà poi vero? O la speranza rimarrà sempre vana? Cara Marianna mia, confortiamoci insieme a passare anche questi altri giorni che ne rimangono, i quali, se a Dio piacesse, di abbreviare, pur ne saremmo lieti, ed intanto amiamoci sempre e fortemente e stringiamoci ai nostri cuori dolenti e vulnerati. La mia famiglia ringrazia caramente