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LXXXV.

ALLA STESSA

a Modena

25 Maggio (1842)

               Mia carissima,

Prima di tutto io mi rallegro con te della riacquistata salute della mamma tua, per la malattia della quale avrete sofferto assai tutti voi altri. Ora, è sperabile che anche la stagione contribuirà a farla viemmeglio confermare in buono stato, e così avrete un’angustia di meno: sulla tua penna è rimasto il male di Mamà. Poi mi rallegro ancora della bontà ed amabilità della vostra principessa Adelgonda (ch’io chiamerei piuttosto, e ho veduto ancora chiamare Aldegonda), le quali doti gioveranno assai a fare amare il governo dei suoi parenti, di cui però non vi potete lamentare certo, voi altri modenesi. È stato sempre mia opinione, una delle cagioni per cui il governo papalino non è molto amato essere questa, che il sovrano non può avere nessuna delle grazie che si attirano l’amore dei sudditi; non gioventù, non bellezza, non affabilità, il grado suo non può esigere che rispetto, e il rispetto non è amore; per questo io ho invidiato sempre il governo secolare, ma.... zitti, non lo diciamo più! Un solo difetto ha questa vostra Principessa, ed è di non