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compatisco assai, perchè un cuore com’è il tuo non è fatto per viver solo, e per questo io diceva che il nostro stato è ridicolo: intendeva dire il nostro stato di donne non maritate. E qui, bisogna pure che ti faccia quella domanda che mi morì in gola l’ultima voltà: non ti mariti? Ora vai ad esser ricca, e giacchè è quasi impossibile, o almenoè assai difficile il prender marito senza che ci accompagni una buona quantità di denaro, fattene accompagnare e scegli bene. Non so se ti ho mai detto che questo matrimonio di mio fratello mi ha riconciliata col matrimonio, facendomi vedere che quella è pur la dolce vita. Ed io credeva che senza amore violento prima del matrimonio, senza conoscersi prima ben bene, non vi fosse mai felicità, ma vedo che non è così; vedo che l’amore viene anche dopo, e può durare e dura, e rende questa vita meno triste e meno infelice. Sicchè...?

Ti ringrazio del tuo lavoro che mi manderai: puoi credere se io andrò superba di questo caro dono, e sarò lieta che il tuo amor propio non l’abbia vinta. Col marchese Antici domiciliato in Ancona non ho alcuna relazione, sebbene sia mio zio carnale. Ma vi sono certe antipatie che non vi è forza di superare; io l’ho avuta sempre per lui. Non so di qual corrispondenza parli Galvani; una volta gli ho scritto pregandolo a consegnare ad un tale un involtino ch’esso aveva, diretto a me. Me lo mandò senza rispondere; ecco la corrispondenza. Abbi cura al tuo male e fa del moto; io consolo Luisa col raccontarle questo tuo incomodo; essa pure incomincia a partirne, sembra per effetto del puerperio, e vuole sentirti guarita. Ti racco-