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care reminiscenze. Oh! Come vorrei venire a goderne, a sorprenderti una sera al chiaro di luna, quando la mia amica se ne va a diporto tra i boschetti o lungo le sponde del Panaro, tutta immersa nei più dolci suoi sogni! E se la sua mente si fissasse per un istante sulla sua Paolina, ed un sospiro indicasse il dispiacere di averla così lontana, quella da cui è tanto vivamente amata, un’ombra allora ti si appresserebbe, e il corpo che anima quell’ombra ti si getterebbe fra le braccia, e quando l’emozione le permettesse di parlare, eccomi, ti direbbe, son io! E allora incomincierebbe una vita che non vivo più da gran tempo, allora incomincierebbero i dolci ragionamenti, le spiegazioni, i racconti; allora dopo lunga passeggiata mi presenteresti ai tuoi lasciando ad essi indovinare chi fosse quella che viene ad assidersi alla loro mensa come un’altra loro figlia; e già m’immagino che papà Brighenti mi salterebbe al collo, o io prima salterei al suo, e piangeremmo insieme al ripetere un nome che sarà sempre il nostro dolore.

Ora decidi s’io appartenga ai classici o ai romantici, ma siccome questo è di poca importanza, ti dirò piuttosto: ora vedi s’io sono sempre la tua amica, se il desiderio di vederti è il mio più vivo desiderio. Al sentire che tu eri per venire a Macerata, certo il primo pensiero fu di sdegno perchè non ti vollero, (ma assicurati che tu sei troppo per quella covata di sciocchi provinciali) poi mi rappresentava il delirio di gioia che avrei provato nel vederti e ne piansi di dolore. Ora, mi pare che non pensi più a calcar le scene,


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