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Tutta questa sera l’ho passata in finestra al lume dei baleni che abbarbagliavan la vista, ed al romoreggiar del tuono, priva come sono sempre di qualunque causa di emozione, mi lancio ove spero di trovarne, e io che ho gran paura dei temporali, questa sera al guizzare del fulmine in aria, palpitava un poco, ma non mi porrei certo in finestra quando il temporale è grosso o vicino, chè avrei timore che Brighenti mi tacciasse allora d’ignoranza delle leggi fisiche della natura. Ma non è questo ch’io voleva dire: voleva dire sol- tanto che i lampi mi avevano offeso alquanto gli occhi, i quali si ricomporranno dopo di aver dormito fino a midi e che per questo motivo dopo di avere baciato ed abbracciato con espansione grande di cuore le mie dilette Brighenti, do ad esse la buona notte, e spengo il lume.
PS. — Lessi la vita di Mozart in francese, una volta, e la ridussi in Italiano; poi ad una signora che mi chiedeva qualche cosa da fare un libretto in occasione di nozze, diedi quella, poi la censura di costi ne tolse i più piccanti pezzi e mi fece gran rabbia; la nipote di Mozart che trovavasi in Bologna ne volle copia da mio fratello, e se la portò in Germania.