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che non ti ricordi più di una povera marchegiana la quale non ha messo mai piede fuori di casa sua, che non ha passato mai nè mari, nè monti, nè ha veduto altro che in figura un battello a vapore; certo non te ne ricordi più, altrimenti io saprei cosa ne è stato di te, saprei come hai impiegati tanti giorni di ozio, se in comporre romanzi o nel darne piuttosto il soggetto. In ogni modo spero che la tua salute sia stata sempre buona, e spero che a poco a poco ti ritornerà in memoria quella Paolina che lasciasti in Italia piena d’affezione per te e per la cara tua famiglia, e che ritroverai sempre eguale nei suoi sentimenti e negli affetti suoi. Se hai scritto romanzi, mandameli a leggere, e se non li hai scritti tu, fa che la mia Marianna faccia dono alla sua amica di quelle novelle che ha scritto essa, si in francese che in italiano, e fa che il dono sia compito col mandare gli originali e non le copie. Potete ben vedere, o miei cari, quanto prezioso dono sarebbe questo per me; tocca però a voi giudicare se ne sono degna.
Quanto mi affligge il vedere soffrire disgrazie persone tanto a me care! Oh! a questo mondo non si ha da aver mai pace, nè la virtù è pegno sicuro di felicità in questa terra. Ma fatevi cuore, amici miei, e non disperate della fortuna, la quale avete più volte veduto quanto mai sia instabile.
Già una grande consolazione avete nella vostra scambievole affezione, affezione che debbe versare un balsamo dolcissimo sulle vostre pene.
Spero e bramo ardentemente di sentire diminuita la pancia di Mamà; abbiatele cura, e fatele i miei complimenti,.... non già alla pancia.