leggere nella tua lettera ch’eri vicina a non venir più, ch’eri vicina ad andare in America, mi si stringeva il cuore e io voltava tosto la lettera per veder di nuovo la marca del soprascritto, e diceva: Qui pur dice Bologna! e mi tranquillizzava: e mi consolo colla speranza che tu abbi bisogno di riposo, e di molto riposo dopo tante fatiche e tanti viaggi e sentirai il bisogno del dolce far niente degli Italiani. Già m’immagino che ti sarai fatta ricca non di sola fama ma ben anco di denaro, e me ne rallegro con te, e col papà tuo il quale raccoglie ora il frutto di averti fatta tanto buona e tanto brava. Mio fratello ed io non facciamo che regretter la tua assenza da Bologna in quel tempo che egli vi è stato, e vi è stato sette mesi! Eppoi non ha potuto nemmeno conoscere Mama Brighenti, perchè nessuno seppe dirgli a Modena dov’ella si trovasse, e non sapeva ch’era in villa. Ai dieci di marzo ti scrissi a Madrid, vedo che non ti è giunta. Credo che questa sia la prima lettera che si perde tra noi due in otto anni di corrispondenza, e di un’amicizia affettuosissima. In essa io diceva che la famiglia Leopardi aveva l’onore di partecipare alla famiglia Brighenti lo stabilito accasamento di un membro di essa colla contessa Ferretti di Ancona, e ti diceva altre particolarità di questo affare; ed io, che non posso narrarti cose belle di Recanati, come tu di Madrid, mi dilungava su tali particolari, mettendo a prova la tua pazienza, ed invocando ancora la tua indulgenza. E se questa carta non fosse così scellerata, e non ne fossi già al fine, ti direi come ben mi sono avveduta che