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LXX.
ALLA STESSA
a Bologna
.... Giugno (1838)
Mia carissima,
Fu la mattina di Pentecoste, passeggiando sotto i viali del nostro giardino, ch’io respirai più liberamente e resi grazie a Dio nel leggere che feci nel giornale di Bologna il vostro arrivo costi. O miei cari, io vi abbraccio tutti con lagrime di gioia e di vera esultanza, io vi stringo tutti al mio cuore, a questo cuore che si doleva tanto della vostra si lunga assenza, e che ora è tanto lieto e si sente tanto felice nel sentire che avete fatto prosperamente un viaggio così lungo e disastroso.
Oggi (mercoledì) ricevo la cara vostra, e mi affretto a risponderti, Marianna mia, per dirti che non ho lasciato mai di amarti, di pensare a te, di dolermi per un si languido commercio epistolare, di far voti per la felicità di voi tutti e pel vostro felice ritorno. Ed ora che il cielo ha esaudito questi miei fervidi desideri, ora che vi sento tutti lieti dell’aver riveduta la mamma e questa nostra Italia, anch’io son lieta ed esco dal mio stato di abituale melanconia e mi sento intorno un certo ben essere non più sentito da gran tempo. Al