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vare dal porre la tua affezione in chi ne è affatto indegno, in chi non arriverà mai a comprenderti. Dio voglia che tu persista nel proponimento fatto di non più amare alcuno, di non fidarti di alcuno, ma io non ti ho troppa fede, me l’hai detto tante volte!
Quanto riderei se Ninetta diventasse la moglie del signor Gaetanino! Sai che questa idea mi si è fitta in capo, e che non me la posso togliere? Già sono sicura che al mio uccellino debba un giorno o l’altro succedere di sentirsi tarpare le ali, e finirà allora di alzare tanto il capo. A proposito di Nina, una volta, ma è un pezzo, mi scrivevi — chi sa che tu non abbi presto in gabbia l’uccellino, o qualche cosa che gli somigli? — Marianna mia, ogni volta che mi tornano in mente queste parole, mi arrabbio per la curiosità e pel dispetto di non trovarmi in gabbia altro che il mio canarino. Ti ringrazio del sonetto, il quale leggo e rileggo, destandomi grande piacere il vederti tanto ammirata e lodata. Ringrazia per me papà tuo del dono fattomi nel passato carnevale, dono che ho gradito assai, e pel proprio pregio e per vedervi un nome che io amo tanto.
T’invidio le diecisette ore passate con Giordani, oh te le invidio assai! già non mi scordo mai quelle che passammo con lui tanti anni fa, ore nelle quali io ero sempre in estasi dinanzi a lui, non parlando, ma ascoltando sempre con grandissima avidità e piacere. Godo di sentire ch’ei stia benone, e avrei amato assai di sapere se è libero... ma se sta benone, perchè non fa più niente?
Prima di andare a Reggio, voglio una tua