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Oh come tremo che il viaggio in questa fredda stagione, e lo strapazzo che ti conviene di prendere nelle prove ti faccia male, o non ti faccia guarire. Senza che io te lo dica pensa quanto deside io abbia la tua amica di saperti bene arrivata costì, lieta del novello tuo soggiorno, e piena di speranza del buon successo. Se stai bene, spero che vorrai dirmi tutte queste cose assai presto, sicura che nol sarà mai quanto io lo bramo. E se non mi parli tu, io non avrò più nuove di te, nè meno nel Carnevale, chè tu stai troppo lontana da noi, ed i giornali ch’io vedo poco parlano di paesi si lontani. Ed a proposito di giornali ti voglio copiare qui a piè un tratto del Feuilletton della Gazette de France sulla Malibran, e vedrai che ovunque essa canta, lascia una impressione sola. Mi dirai poi chi sieno i compagni tuoi, mi dirai cosa fa Nina, cosa fanno i tuoi genitori, come ti piace Novara.
Se vuoi sapere quanto io sia forte nella geografia, sappi soltanto che credeva fermamente che Novara fosse nel Piemonte, ed oggi soltanto me ne sono disingannata colla carta geografica innanzi agli occhi. Vedi meglio di me ch’io non merito verun elogio per la traduzione dell’operetta di Maistre, essa indica soltanto che ho molto ozio, e che Nobili ha voluto stamparla: il libro nel suo originale è graziosissimo, vorrei che si potesse dir lo stesso nella lingua nostra. Se tu non hai avuto un esemplare col mio carattere si è perchè, temendo che partissi da Bologna più presto di quel che hai fatto, scrissi a Nobili che ti mandasse una copia immediatamente stampata, chè