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se non mi venisse niente altro di bene in questo mondo, com’è probabile, sento che non mi debbo lamentare della sorte mia.

Ora sei a Novara, eppure mi fa pena il saperti tanto lontana, giovedi mi pareva di separarmi da te e andava sospirando per le camere al pensare chi ti allontanavi tanto, e che per lungo tempo non avrò lettere tue.

É delizioso il quadro che mi fai dei tre viaggiatori che mi fanno dimandare, ed appunto per essere troppo delizioso, io non lo vedrò mai altro che in pittura, ma se mai questi cari viaggiatori si abbattessero da queste parti.... oh! ch’io lo sappia alquanto prima, chè potrebbero giungere in una di quelle ore in cui la loro amica sta inchiavata, e non può uscire di camera.

Ti lascio, Marianna mia; oggi son di festa fuori di casa. Papà fa da padrino ad un signore inglese che oggi diviene cattolico, ed io sono della compagnia insieme con sua moglie, la quale aime! è troppo, troppo poco per lui, ch’è un brav’uomo. Addio dunque, o mia diletta! Salutami il più affettuosamente che puoi il papà tuo e la cara Nina cui non ho tempo di dire due parole, non so se di rallegramento per essere scappata al pericolo di divenir moglie di uno capace di andare in carrozza con una donna, o vero di condoglianza sul dubbio che non sia ben guarita, nè vorrei che facesse un’altra malattia a Novara, oh non lo vorrei certo..... Ma io non mi so staccare da voi, mie carissime, e debbo andare a vestirmi per uscire. Addio dunque! il pensiero di voi, dolcissime anime, verrà sempre con me, e mi terrà compagnia