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LI

AD ALLA STESSA

a Bologna

11 giugno (1834)

               Cara Marianna mia,

Tutti i ragionamenti del mondo, e nemmeno i tuoi, varranno a provarmi essere sopportabile senza lamentarsi un silenzio di tre mesi, in tempo di vacanza, vale a dire di assai minori brighe e fatiche. No, io non me ne persuaderò mai, nè avrò forza e coraggio di sostenere un si lungo silenzio, un tratto si lungo di tempo in cui non sentirò più la voce della mia amica, senza dolore vivissimo ed eguale impazienza. Nè ti prometto di non far più uso di testi latini: ora che vedo produrre essi tosto il loro effetto, chè senza di quelli aspetterei ancora una tua parola.

Quauto sei buona, Marianna mia; lascia ch’io ti abbracci e ti baci colla maggior tenerezza. La tua cara lettera mi ha colmata di gioia: ora, io son più lieta d’assai perchè mi hai assicurata che mi vuoi bene e che me lo vorrai sempre. Oh lasciami questa deliziosa idea, Marianna mia; lasciami questo pensiero soavissimo: esso sarà il mio conforto nelle amarezze della mia vita, di questa mia triste vita, la quale ormai non ho più lena di sopportare.


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