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XLIII.

AD ANNA BRIGHENTI

a Arezzo

25 Maggio (1833)

               Nina mia,

Finalmente ti sei risuscitata: oh sia ringraziato il cielo! ma per carità non morire più, sai, almeno per sì lungo tempo, chè io ne provo troppo dolore, o, in termini più veraci, troppa rabbia. Ma come mai ti salta in testa di fare da maman, tu che sei vivace, leggiera, e vorrei dire anche volubile? tu che hai tanto da pensare a governare la parte sinistra di te stessa, come puoi pensare a faccende corporali, ad affari materiali?.... oh io non so!! Vedi da ciò quale opinione delicata io mi sia fatta di te, che ti considero come persona, tutta spirito (non spirituale) tutta vaporosa... eppure, sai fare anche da maman! Ma cosa ne hai fatto della vera? dove l’hai lasciata? A quel che vedo essa si è annoiata della vostra vita vagabonda, di quella vita ch’io v’invidio tanto: ma, come mai annoiarsene? ei trionfi di Marianna non le accrescono sempre anni di vita? Nina mia, baciami quella tua sorella, e dille che non posso esprimere l’emozione che mi cagiona il racconto delle sue buone venture, le quali desidero il più vivamente che posso che prosieguano lietamente e lungamente.