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XLI.
ALLA STESSA
a Cremona
7 settembre (1832)
Marianna mia,
Le tue lettere sono sempre il sospiro della mia vita, quando esse vengono io mi sento veramente felice; e se vi trovo poi che tu sei lieta e contenta, non ti puoi figurare quanto io lo sia. Spero che il soggiorno di Cremona ti piacerà in appresso maggiormente che nei primi momenti; capisco che dopo Roma non avrai occhi per veder altro, ma devi procurare di effacer quanto puoi dalla memoria quello che ti renderebbe un altro soggiorno disgustoso. Già, la tua affacendata vita non ti permetterà certo di pensare a cose estranee alla tua professione, escludendone però una, la quale, mi pare, che non voglia mai dimenticare. Dico, mi pare, ma però non ci vedo chiaro, perchè il mio uccellino si è guastato.
A proposito, se lo vedi, digli che ho paura che si sia abbruciate le ali, chè non può più venir da me, dalla sua amica, e digli che questa disgrazia io già la prevedevo. Aspetto con ansietà le nuove dell’opera, le quali spero mi darai presto, e buone.
Ti ringrazio di quanto mi dici di Persiani, e te ne ringraziano anche le sorelle.