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dal Cielo; ebbene continuerai ad esserla senza dubbio.
La tua cara lettera mi diverti assai, come puoi credere, per i tuoi racconti e per la grazia e lo spirito con cui li fai; se tu mi desideri teco per dividere le sensazioni che le sublimi cose di costi ti fanno provare, figurati cosa ne sarebbe di me in compagnia tua, ed in un paese come codesto ove ogni passo inspira ammirazione ed entusiasmo, ove si vive una nuova vita, secondo quello che tutti dicono.
La sola cosa che debba temersi in Roma è la stanchezza dell’ammirazione, dice Stendhal, ed io lo credo bene; ma per guardarsi da questa stanchezza forse gioverà il calare gli sguardi sul popolo che abita questa Roma per alzarli poì con più coraggio sopra le sue magnificenze.
Hai letto mai Corinna? Sè non l’hai letta, ti sei privata certo di un gran piacere. Quella lettura raddolcirebbe le tue idee sull’unione che vedi costi del sacro col profano: madama di Stael non se ne meraviglia punto, e sotto la sua deliziosa penna tutto prende un aspetto incantevole. Siccome questo è il mio libro favorito (come lo sono tutte le opere di questa celebre donna) così vorrei che fosse anche il tuo, e poi al tuo esaltato spirito deve piacere assai.
Mi farai sempre cosa gratissima se mi darai la continuazione delle tue osservazioni: io non mi avvedo punto che le tue lettere sieno lunghe — anzi esse non lo sono giammai.
Leggendo i giorni scorsi i volumi dell’Antologia di Firenze di due anni a questa parte, vi