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senza di voi, ragazze mie, io sarei estremamente più infelice; il pensiero di voi m’infonde una dolcezza di paradiso, e quello delle vostre virtù, delle vostre purissime anime, mi dà coraggio e forza a procurare di migliorarmi, e di essere sempre degna di tanto vostro amore, della vostra tenerezza. Credimi pure, Nina mia, ch’io so apprezzare e valutare per quello che propriamente valgono i sentimenti affettuosi che hai per me, e già sai quanto io ne vada superba.
Non vorrei mai averti afflitta per mia cagione quel giorno in cui ti scrivevo piangevo caldamente; ma non è vero che il pensiero di te non mi consolasse in quel momento, come mi consola sempre. Bisognerebbe ch’io fossi vicina a te per farti vedere quanto mai mi sei cara, ed allora io piangerei assai meno l’acerbità del mio destino. Il mio destino mi fa orrore, cosa ci vuoi fare, Nina mia? omai non si può più cambiare, ed è lungo tempo che io sapevo di essere nel numero copiosissimo di quelli, di cui la vita non consiste più che in desiderii, in speranze destinate a non compiersi mai — pure, potrei dire — contra spem credidi - ma mi sono ingannata, crudelmente ingannata, e questo pensiero mi rende malinconica, e questa malinconia mi fa piangere - poi io mi vergogno del pianto, e dico che la vita è breve: ma come posso dirlo, se i giorni per me sembrano secoli? E non deve essere così, quando in ogni giorno dell’anno al mio destarmi non vedo avanti gli occhi un sol minuto di questo giorno che mi prometta una sensazione piacevole, nemmeno uno? Oh io lo dico sempre, che sfido chiunque, anche