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XXXI.

AD ANNA BRIGHENTI

a Pisa

L'ultimo di dell’anno (1831)

               Nina mia,

Tu sei un fuochetto veramente singolare! tu strepiti e mi condanni perchè io non avevo cuore di sopportare con abbastanza di calma l’apparenza della vostra dimenticanza; perchè fremevo al solo pensiero che qualcuna di voi fosse caduta ammalata, ovvero le fosse accaduta qualche disgrazia; perchè non sapendo immaginare cosa potesse impedire che persone che mi sono eccessivamente care mi dessero quella consolazione ch’esse sanno bene che per me è la maggiore di tutte, quella di avere le loro lettere, pure non pensavo niente che fosse indegno di quelle care anime, e mi dolevo quasi più di me che di esse, poichè cercavo in me stessa il motivo di un così strano contegno, nè sapevo ritrovarvelo; chè, se mi avete una volta reputata degna di essere amata da voi, ora non ho demeritato certo del vostro amore, e voi continuate ad essere quelle care creature che siete sempre state.

Ma tu, Nina mia, hai fatto bene ad inquietarti, ed a scrivermi una lunga lettera. Oh, a questo prezzo io ti farei inquietar sempre. E se