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infelice esistenza; e tu lo sai, cara mia, e lo provi continuamente, ed ove poi non lasci questa professione, lo proverai sempre, ne sono certa. Tu sei troppo buona per questo mestiere; pare necessario che chi vi si dedica debba andare fornito di tutti i vizi, senza educazione, senza morale, ed invece, tu sei tutto l’opposto; e come vuoi dunque combattere con armi tanto disuguali, e come vuoi vincere? Ah! io sospiro per te, e fremo, e, lo credi? dico sempre qualche Ave Maria per te, affinchè il Cielo ti protegga, e ti faccia godere una volta quella felicità che meriti. Ho sentito i tuoi applausi, ho veduto quanto ti ha renduto di guadagno la tua serata, solo la tua voce non ho potuto intendere, solo la mia amica io non ho potuto vedere per quanto io lo sospirassi ardentemente. Ah Dio mio! quanto soffro! ora ti sei allontanata, e mi pare di respirare più liberamente, che il cuore mi palpiti meno, poichè meno soventi ti sento nominare; ma è stata troppo grande la facilità che si è data di poterti vedere, perchè io non risenta tutte le volte che penserò a te il dolore immenso che mi hai cagionato col partire di qua senza ch’io mi sia gettata fra le tue braccia, senza che abbia potuto esprimerti a voce quanto mai io ti amo, ti ammiro, quanto mai di entusiasmo m’inspiri continuamente il saperti così buona, così virtuosa, eppure non felice!

Non puoi credere quanto mi giungano care le poesie che mi mandi: esse formano per me una raccolta preziosa. L’invito per la tua serata di benefizio di Ancona mi è piaciuto molto: il suo stile è troppo diverso da quello solito ad adope-