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mangio bene e bevo meglio, quando ho fatto quattro pasti, digiuno un pocolino, sinchè di nuovo senta appetito, per tal modo meglio non potrei stare. Alzarmi di buon mattino non è faccenda mia e quando è quasi mezzogiorno cerco ancora un bel posto per riposare. Chiama il padrune; fo finta di non udire, chiama una seconda volta; aspetto ancora un bel pezzo pria di alzarmi ed allora vo lemme lemme. Così almeno la vita è sopportabile. — Disse il secondo: io ho da governare un cavallo, gli lascio in testa la briglia e quando non ho voglia, non gli do la profenda e dico: ha di già mangiato abbastanza; mi metto nella cassa dell’avena e dormo quattro ore; dopo allungo un po’ un piede con cui lo frego un paio di volte, così e strigliato e pulito. Chi starà in sui convenevoli? — Disse il terzo; a che lagnarsi del lavoro? tanto è lo stesso. Mi sono sdraiato al sole e sonniferai. Cominciò a piovigginare; ma perchè alsarsi? La venga pur giù come il Signore la sa mandare. Poco fa un acquazzone fu sì violento da strapparmi i capelli di capo e n’ebbi la testa ammaccata. Vi distesi sopra un cerotto e tutto fu finito. Chè! chè! dispiaceri per il mio mestiere n’ebbi di già troppi! — Disse il quarto: prima di cominciare un lavoro sbadiglio, tanto per indugiare ancor un’oretta e così risparmiar le mie forze; dopo adagio adagio mi ci metto, guardo intorno e dimando se qualcheduno mi può dar aiuto;