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terò. — Cominciò la prima una lunghissima preghiera, sempre ga! ga! e siccome mai terminar non volea, la seconda non aspettò venisse la volta sua e comincio eziandio ga! ga! indi la terza e la quarta e tosto gracidarono tutte insieme.

Quando avranno finito di pregare io ripiglierò la favola; ma continuano ancora.


IL FIGLIO INGRATO.


Una volta un uomo era seduto colla moglie sua innanzi la porta di casa; stavano per mangiare un pollo arrostito. In quel mentre l’uomo vide venire il suo vecchio padre, subito prese il pollo, lo nascose per non dargliene. Il vecchio bevette una volta e via se ne andò. Indi il figlio volle riporre il pollo in tavola, ma allorchè stava per prenderlo, in iscambio di quello trovò sul piatto un grosso rospo, gli saltó sul capo, vi si attaccò e più non volle andar via; e se alcuno provavasi di farlo fuggire, con certi occhi avveleniti lo guatava come se volesse saltargli adosso; sicchè nessuno osava toccarlo. — L’ingrato figlio dovea tutti i giorni dar da mangiare a quel rospo, altrimenti gli rosicchiava la testa: in questo modo passò il rimanente di sua vita, senza mai aver tregua, nè riposo.