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l’oro che può portare un asino, rispose. È una bagatella per un animale sì prezioso; esclamarono tutti ad una voce e volentieri gli diedero il danaro richiesto.

Tornato colle ricchezze a casa, i fratelli ne fecero le più grosse meraviglie ed il secondo disse: Anch’io voglio andarmene pel mondo e provare se posso vendere così bene la mia falce. Parea non dovesse procacciargli fortuna, poichè dappertutto dove passava s’abbattea in contadini con falci in sulle spalle, buone come la sua. Finalmente potè approdare in un’isola i cui abitatori ancor non aveano veduto simile strumento. Quivi quando il grano era maturo, soleano portar de’ cannoni ne’campi e trar giù alla disperata. La qual cosa assai di sovente non riesciva bene; alcuni colpi erano sparati troppo in alto, altri invece dello stelo colpivano le spighe, di modo che molto grano si sciupava, facendosi per giunta un rumore insopportabile. Il nostro viaggiatore si pose a mietere in un modo così tranquillo e lesto che tutti per la meraviglia rimasero colla bocca aperta ed il naso rivolto in aria. Erano pronti a dargli tutto ciò che per il suo istrumento avesse dimandato e n’ebbe un cavallo carico di quanto oro potė portare.

Il terzo fratello prese pure il partito di tentare la sorte col gatto. Gli accadde come agli altri; sinchè rimase in terra ferma trovava gatti in ogni luogo ed eranvene in sì gran numero che molti appena nati si gettavano