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Non sì tosto la Morte vide per la seconda volta rapita la sua preda, andò a luoghi passi dal Medico: — È finita per te, gli disse, quest’ė il tuo giro; sì forte l’afferrò colle sue fredde mani che, non potè far resistenza e lo condusse in una sotterranea caverna. Là vide in un interminabile cerchio migliaia e migliaia di lumi accesi, quali grossi, quali piccoli e quai piccolissimi. Ad ogni istante alcuni si spegnevano, altri si riaccendevano di guisa che le fiammelle sembravano qua e colá in continuo cambiamento saltellare. Vedi, disse la Morte, sono quelli i lumi della vita umana: i grossi sono de’ ragazzi, que’ un po’ più piccoli de’ giovani nei loro anni più fiorenti ed i piccoli de’ vecchi. Spesse fiate però i ragazzi ed i giovani hanno piccole fiammelle. — Mostrami il lume della mia vita, disse il Dottore, che credeva dovesse avere ancora una certa grossezza. La Morte accennò col dito ad un piccolo lumicino che appunto era per ispegnersi, vedi: eccolo. — Ah! cara Madrina, disse il Medico pien di spavento, accendine un nuovo, fammi questa grazia affinchè possa goder della vita, divenir re e sposo di quella bella ragazza. — Non posso, rispose la Morte, deve spegnersene uno pria di poter accender l’altro. Deh! poni dunque il vecchio sopra un nuovo, affinchè subito si riaccenda quando quello è spento.

La Morte fece finta di appagare il desiderio di lui, prese un grosso lume, ma siccome