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fe’ una brutta smorfia e senza spaventarsi corse innanzi, ed il cacciatore scaricogli contro il secondo colpo. Arrabbiato pel dolore, si slanciò per saltar addosso al cacciatore, il quale tosto die’ di piglio al suo affilato coltello, menogli un paio di colpi ai fianchi, di modo che il Lupo tutto insanguinato ed ululando si voltò indietro e corse dalla Volpe.

— Ebbene; fratel Lupo, come te la sei cavata coll’Uomo?

— Ah! se avessi saputo quanto è forte. Prima prese dalle spalle un bastone, vi soffiò entro ed un certo non so che mi è volato sul muso che fortemente mi ha solleticato; soffiò dàppoi un’altra volta nel bastone e nol saprei ben spiegartelo, ma certa cosa mi venne a battere intorno al naso; parea lampeggiasse e grandinasse e quando gli ero ben vicino tirò fuori dal corpo una bianca costola, mi si avvento sopra e poco manco non rimanessi morto. — Vedi, disse la Volpe, che arcifanfano se’ tu! Fai il bravaccio, lo spaccamonti, l’ammazzasette e poi non sei buono a nulla.

Gran vantatore, piccol facitore.


COMARE LA MORTE.


Aveva un pover’uomo dodici figli ed era obbligato a lavorar giorno e notte per pro-