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La proposta piacque al Cane e così fu fatto.

Il padre si mise a gridare allorchè vide il Lupo correre in mezzo a’ campi col suo bimbo; ma quando il vecchio Sultano glielo riportò, ne fu molto lieto, lo accarezzò e gli disse: neppure un pelo ti sarà tolto ed avrai da mangiare sinchè vivi. Indi disse alla moglie, va subito a casa: apparecchia una buona zuppa al nostro vecchio Sultano, poverino, più non può masticare, togli pure l’origliere dal mio letto, gli servirà di giaciglio.

Da qui avanti il vecchio Sultano stava sì bene che di meglio non poteva desiderare. Poco di poi ebbe la visita del Lupo, il quale rallegrossi come tutto fosse riescito a meraviglia. — Ma, compare, aggiunse, devi però chiudere un occhio se in qualche occasione cercassi di rubare una pecora al tuo padrone... È difficile, sai, oggi di buscarsi la vita. — Ti inganni, rispose il Cane, io rimango fedele al mio padrone e non posso acconsentire a questa proposta. — Il Lupo si pensava parlasse da motteggio e nella notte venne di nascosto per portar via la pecora. Ma il Contadino, cui il fedele Sultano manifestato avea l’intenzione del Lupo, lo colse e colla trebbia gli pettinò il pelo per bene. Quando potė fuggire gridò al Cane: Aspetta, cattivo compagno, ti costerà caro.

Il dì dopo, il Lupo mandò il Cignale a dire al Cane si recasse nel bosco chè aveano da aggiustare i conti. Il vecchio Sultano potè a