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mio meglio. Addio, Mamma. — Addio, Giannetto.

Giannetto è da Rita. — Buon giorno Rita. — Buon giorno Giannetto. — Che cosa porti di buono? — Non porto nulla io, devi darmi tu qualche cosa. — Rita dice a Giannetto, voglio venir teco.

Giannetto lega Rita con una corda, la conduce alla mangiatoia e fortemente ve la annoda. Ciò fatto va dalla Mamma. — Buona sera, Mamma. — Buona sera, Giannetto. Dove se’ stalo. — Da Rita. — Che le hai portato? — Niente. — Che cosa ti ha dato Rita? — Niente, è venuta meco. — Dove hai tu lasciato Rita? L’ho condotta colla corda, l’ho legata alla mangiatoia e le ho gettato dell’erba dinanzi. — Hai fatto male, Giannetto. Dovevi gettarle amorosamente gli occhi adosso. — Non importa, farò meglio un’altra volta.

Giannetto va nella stalla, cava gli occhi a tutti i vitelli ed alle pecore e gli getta sulla faccia di Rita. Rita si stizzisce, snoda la corda, fugge via e più non vuol sapere di Giannetto.


IL VECCHIO SULTANO


Un contadino aveva un cane fedele chiamato Sultano, il quale essendo divenuto vecchio perdette tutti i denti e più non era buonoa nulla. Un dì, mentre stava colla moglie sua