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farebbe bene. Si diressero dalla parte ove scorgevasi la luce e tosto la viddero brillare, farsi sempre maggiore, sinchè giunsero dinanzi una casa di masnadieri molto bene illuminata. L’Asino come più grosso de’ compagni si avvicinò alla finestra e guardó entro. Che cosa vedi? Barboggio, disse il Cane. — Che cosa veggo? rispose l’Asino; una tavola ricoperta di ogni ben di Dio e Masnadieri in giro: seduti che cioncano e mangiano allegramente. Ci vorrebbe per noi, disse il Gallo. — Certo. — Oh se fossimo là! soggiunse l’Asino. Pensarono come dovrebbero fare per cacciar via i Masnadieri ed alla fine trovarono un espediente. L’Asino doveva porre le sue gambe dinanzi sul davanzale della finestra, il Cane saltar sul dorso dell’Asino, il Gatto arrampicarsi sul Cane, il Gallo volar in alto e posarsi sulla testa del Gatto. Ciò fatto tutti e quattro incominciarono nello stesso tempo la loro musica. L’Asino ragliò, il Cane abbaiò, il Gatto miagolò, ed il Gallo fece una buona chicchiriata; poi si precipitarono entro nella camera rompendo in mille pezzi i vetri della finestra. Spaventati i Masnadieri a questo straordinario rumore e credendo fosse uno spettro, fuggirono come un razzo nel bosco. Allora i quattro compagni si posero a tavola e mangiarono come se fossero da quattro settimane digiuni.

Quando i suonatori ebbero il ventre pieno,