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e tutto addolorato si lasciò cadere sul suo seggiolone; ma subito balzò in piedi gridando; — ohimė! ohimė! — L’Ago gli avea fatto una grossa puntura e non alla testa di certo. Arrabbiato entrò in sospetto dei viaggiatori giunti tardi la sera innanzi, andò a vedere dov’erano, ma non trovò nessuno. Fece giuramento per l’avvenire di più non ricevere nel suo albergo simili vagabondi, i quali mangiano molto, nulla pagano e per ringraziamento fanno brutti scherzi.


LA PAGLIA, IL CARBONE E LA FAVA.


In un villaggio abitava una povera vecchia, la quale avendo raccolto un tondo di Fave, volle cuocerle. Dispose sul focolare l’occorrente per fare un bel fuoco, ed affinchè meglio si accendesse posevi una manata di Paglia. Mentre versava le Fave nella pentola, una ne cadde senza esser vista, per terra, ed andò a posarsi vicino ad un fuscello; qualche minuto dopo cadde, pur dal focolare un Carbone acceso. Cominciò la Paglia e disse: — donde venite? cari amici. — Il Carbone rispose: — per fortuna mi venne fatto di saltar fuori dal fuoco siccome non l’avrei potuto usando la forza, così la mia morte era certa: sarei stato ridotto in cenere. Anch’io disse la Fava, mi sono salvata colla buccia sana, se no la vecchia mi avrebbe posto nella pentola e, senza compassione alcuna, cotta nella minestra come