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dormire, — disse a sua moglie: le donne amano il dolce, e tu di soppiatto mangi il miele, sarebbe meglio prima che da sola lo abbi mangiato, cambiarlo con un’oca ed un paperotto. — Ma non prima, rispose Rita, che ci sia nato un figlio per guardarli. Dovrei forse tribolarmi coi paperotti ed inutilmente stancarmi? Pensi tu, soggiunse Giannotto, che il ragazzo avrà cura delle oche? oggidi più non obbediscono i figli, fanno a modo loro, perchè si credono da più de’ genitori, appunto come quel tal servitore che mandato in cerca della mucca, correa dietro ai tre merli1. Oh! rispose Rita, male per lui se non farà quel che dico, vo’ prendere un bastone e stregghiarlo per bene. Vedi, Giannotto mio, gridò e nella foga dato di piglio al bastone con cui volea cacciar i topi, vedi, così lo voglio battere senza misericordia. Alzò in aria il bastone e disavvedutamente colpì la brocca del miele posta sull’asse, cadde giù si ruppe in mille pezzi ed il bel miele si versò tutto sul pavimento.

— Ecco, l’oca ora sta qui col paperotto, disse Giannotto, e più non ha bisogno d’esser guardata. Ma è bazza non mi sia cascata sul capo; abbiamo tutte le ragioni di essere contenti della nostra fortuna. E vedendo un coccio su cui era un zinzino di miele, allungò la mano, lo prese e tutto lieto disse: — moglie

  1. Vedi il Servitore prudente, pag. 95.