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la risplendente palla fu posta sul carro, con un panno la copersero affinchè nessuno s’accorgesse del furto. Avventuratamente la portarono nel loro paese e la posero sur un’alta quercia. Giovani e vecchi fecero allegrie che mai le maggiori, quando viddero la nuova lampada illuminar colla sua luce i prati, le case e le capanne. Uscirono i Nani dalle caverne e gli Spiriti folletti vestiti de’ loro abitini rossi ballarono un riddone su’ prati.

I quattro provvedevano d’olio la Luna, teneanla pulita e riceveano un tallero alla settimana. Coll’andar degli anni divennero molto vecchi; allorchè uno si ammalò e vide dinanzi a sè la morte, dispose che la quarta parte della Luna quale sia proprietà; fosse posta con lui nella tomba. Morto che fu, il Sindaco prese un paio di forbici da potar la vite, salì sopra l’albero, tagliò un quarto e lo pose nella cassa di quello. La luce della Luna diminuì un po’; ma nessuno se ne accorgeva. Quando morì il secondo si tagliò il secondo quarto, lo si pose nella sua tomba e la luce di nuovo scemò. Ancor più debole divenne alla morte del terzo, avendo anche questi voluto seco la sua parte ed allorchè il quarto fu nella tomba le dense tenebre ritornarono. — Quando di notte la gente usciva senza lanterna urtava testa con testa.

Non si tosto le parti della Luna furono nell’Averno, nuovamente insieme si ricongiunsero ed illuminarono que’ luoghi ove avea