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Mastro Lesina sognò una notte che era andato a babboriveggoli, e si trovava sulla via che mena in cielo. Non sì tosto vi giunse picchiò fortemente alla porta; mi meraviglio disse che non vi sia un campanello, bisogna scorticarsi le nocche delle dita. L’apostolo Pietro subito aprì per vedere chi era che così furiosamente chiedeva d’entrare.

— Ah! siete voi? Mastro Lesina. Siate il benvenuto; v’avverto però di non criticare, come è usanza vostra, quel che vedrete in Paradiso; vi costerebbe caro.

— È inutile il vostro avvertimento, rispose Lesina; conosco le convenienze io, e sia ringraziato Iddio, tutto qui è perfetto.

Entrò, visitò tutti i luoghi di qua, di là, di su, di giù del Paradiso. Dapertutto guardava, a destra, a sinistra, qualche volta scoteva anche la testa o brontolava fra i denti.

Vide due angeli che portavano un grosso legno; era una trave che ebbe un uomo nell’occhio, mentre cercava la pagliuzza in quello del vicino. In iscambio di portarla per lo lungo, la portavano di traverso. — Si è mai veduto una goffaggine simile! pensò Mastro Lesina; tacque e disse tra sè: alla fin fine è lo stesso, portar la trave per diritto o per traverso, purchè la si porti ed in vero vedo che non urtano in cosa alcuna.

Poco dopo vide due angeli attignere acqua ad una fontana, la versavano in un barile bucherato per modo che gocciolava giù da tutti