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ghiaia e non sabbia. Scommetto che prima ch’io muoia quella casa rovina sul capo a chi vi sta entro.

Sii pone a sedere al deschetto, fa un paio di punti, non può continuare; si alza, togliesi il zinale; — bisogna che vada io, dice, ad insegnare a que’ guastamestieri. — Vede i legnaiuoli: — ma che fate? Tutto qui è storto; credete che questo trave possa reggere? Oh! si sconnette di certo. — Toglie l’ascia di mano ad uno per insegnargli come si deve fare; quand’ecco passa un carro pieno d’argilla, getta via l’ascia e corre dal contadino che lo guida — Voi avete un ramo di pazzia, gli dice, chi ha un bricciolo di buon senso non fa tirare un carro così pesante da cavalli giovani, le povere bestie creperanno per istrada. — Il carrettiere non gli dà risposta e Lesina pieno di rabbia se ne ritorna nella sua bottega. Soffiava come un istrice.

Appena è al deschetto il garzone gli mostra una scarpa. — Ancor questa? E non ti dissi le mille volte di non tagliar in tal modo le scarpe? — Chi le comprerà ora che sono quasi basse come la suola? Io voglio essere ubbidito a puntino, io! — Maestro, rispose il giovine, forse avrete ragione e la scarpa sarà sciupata; ma è quella stessa che voi poco fa avete tagliato e cucito. Quando siete andato via, l’avete fatta cadere per terra, io l’ho presa e riposta sul deschetto. Un angelo del Paradiso non vi potrebbe contentare.